BUS DI MESTRE, SI CHIUDONO LE INDAGINI
A più di due anni dal crollo del bus che il 3 ottobre 2023 costò la vita a 22 persone, l’indagine della Procura di Venezia è arrivata alla fine. Sono scaduti in queste ore i termini concessi ai magistrati per completare gli accertamenti, dopo due proroghe richieste per chiarire ogni possibile responsabilità.
Ora si attende l’invio del 415 bis agli indagati: un atto che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio e che potrebbe contenere novità importanti, tra nuovi nominativi e posizioni già valutate per l’archiviazione.
Le indagini hanno tentato di ricostruire non solo la dinamica dell’incidente ma anche l’origine del “varco di servizio”, un’apertura storica del guardrail risalente agli anni Sessanta, rimasta a lungo fuori norma. Proprio da lì il mezzo si è infilato dopo aver perso il controllo, precipitando per nove metri. Un punto critico sul quale Guardia di Finanza e consulenti tecnici hanno lavorato per capire se negli anni, tra uffici comunali e Anas, fosse mai stato segnalato il rischio.
Sul fronte tecnico, gli esperti hanno individuato la rottura di un perno dello sterzo come causa dello sbandamento improvviso. L’autista, Alberto Rizzotto, morto anch’egli nell’incidente, era riuscito a frenare e a far scivolare il bus lungo la barriera, riducendo drasticamente la velocità. Ma il mezzo ha comunque imboccato il varco e sfondato la protezione, causando la morte di 21 persone sul colpo e di una turista spagnola mesi dopo.
Al momento risultano indagati l’amministratore delegato della compagnia La Linea e tre funzionari comunali. Con l’avviso di chiusura delle indagini si saprà chi rimarrà formalmente accusato di omicidio stradale plurimo colposo e se entreranno in scena nuovi nomi.
La svolta giudiziaria della più grave tragedia stradale recente di Mestre è ormai questione di giorni.