SETTE ANNI DOPO VAIA: I BOSCHI DEL VENETO RINASCONO
Era la notte tra il 28 e il 29 ottobre 2018 quando la tempesta Vaia si abbatté con una violenza senza precedenti sulle Alpi del Nord-Est. In poche ore, venti fino a 200 chilometri orari e piogge torrenziali si scatenarono sui boschi del Veneto, del Trentino-Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia. Una furia che distrusse strade, linee elettriche e interi versanti di montagna, trasformando il paesaggio in un mare di alberi spezzati.
Solo in Veneto furono distrutti oltre 40.000 ettari di foresta e abbattuti circa 14 milioni di alberi, soprattutto abeti rossi e faggi. Intere zone simbolo, come l’altopiano di Asiago, la Val di Fiemme, la Val di Zoldo e il Comelico, si risvegliarono irriconoscibili. In alcune vallate il vento soffiò per ore con una forza pari a quella di un uragano tropicale, lasciando al suolo più legname di quanto si tagli normalmente in decenni.
La fase di emergenza fu lunga e complessa. Squadre di forestali, volontari e ditte specializzate lavorarono per mesi alla rimozione dei tronchi e alla messa in sicurezza dei pendii, spesso raggiungibili solo con elicotteri. In totale, in tutto il Nord-Est, furono stimati danni per più di 3 miliardi di euro.
Oggi, sette anni dopo, i boschi cominciano lentamente a riprendersi. In molte aree le nuove piantumazioni stanno crescendo, e la natura, con il suo ritmo lento, sta tornando a coprire le ferite del terreno. Alcuni progetti sperimentali di rinaturalizzazione, sostenuti da enti locali e università, puntano a favorire la crescita di specie più resistenti al vento e ai cambiamenti climatici.
Ma la sfida non è finita. La perdita della copertura forestale ha aumentato il rischio di frane e alluvioni, e i segni della devastazione sono ancora visibili nei versanti più colpiti. Allo stesso tempo, Vaia ha aperto una riflessione profonda sul rapporto tra uomo, montagna e clima.
Sette anni dopo, i boschi del Veneto raccontano una storia di dolore e di rinascita. Una storia che invita alla prudenza, alla cura e alla consapevolezza che la natura, se ferita, sa rigenerarsi — ma ha bisogno di tempo, rispetto e attenzione per poterlo fare.