notizie / 05/08/2025 15:23

OCCUPAZIONE DI GAZA, NETANYAHU ISOLATO

Il piano di Benjamin Netanyahu per occupare completamente la Striscia di Gaza, e annetterne in parte il territorio, piace ormai soltanto a lui.

Il primo ministro israeliano ha deciso di avviare una nuova operazione militare che prevede l’estensione dell’attuale occupazione — già pari al 75 per cento della Striscia — fino a coprirne la totalità. Un progetto che, però, deve ancora passare l’approvazione del gabinetto di guerra e che difficilmente potrà realizzarsi senza il sostegno esplicito degli Stati Uniti.

Sul fronte internazionale, infatti, il piano non ha raccolto consensi. E all'interno di Israele sta provocando spaccature sempre più profonde. Una riunione prevista del gabinetto di sicurezza, che avrebbe dovuto discutere l’iniziativa, è stata rinviata proprio a causa delle forti tensioni.

Tra gli oppositori più influenti c’è il capo dell’esercito israeliano, il tenente generale Eyal Zamir, che secondo alcune fonti sarebbe pronto a dimettersi — o potrebbe essere costretto a farlo — se il piano venisse approvato. Zamir, insieme ad altri alti ufficiali delle forze armate e dell’intelligence, da tempo spinge per un cessate il fuoco che consenta la liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas.

Le preoccupazioni non sono solo militari. L’espansione delle operazioni comporterebbe pesanti conseguenze per la popolazione palestinese, soprattutto nelle zone meridionali della Striscia, finora meno colpite e oggi rifugio per centinaia di migliaia di sfollati. Un’azione militare in queste aree potrebbe aggravare ulteriormente la crisi umanitaria e mettere a rischio la vita degli ostaggi israeliani, sia per i bombardamenti, sia per eventuali ritorsioni dei loro carcerieri.

Secondo i sondaggi, oltre il 70 per cento della popolazione israeliana è favorevole a un accordo che ponga fine alla guerra e garantisca il ritorno degli ostaggi. Un dato che riflette il clima di esasperazione nel Paese.

Alla base del crescente malcontento ci sono la mancanza di un obiettivo chiaro, l’assenza di un piano realistico per il futuro di Gaza e l'impatto delle immagini di distruzione e sofferenza che continuano ad arrivare dalla Striscia.

Per Netanyahu, sempre più isolato anche all’interno della sua stessa coalizione di destra, l’annuncio del piano rappresenta l’ennesimo tentativo di rilanciare una leadership fortemente indebolita. Ma l’impressione è che, questa volta, il prezzo politico potrebbe essere troppo alto.

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