MARANGON, LA FAMIGLIA: “ALEX FU AGGREDITO”
Continua a chiedere verità e giustizia la famiglia di Alex Marangon, il 25enne barista di Marcon scomparso durante un ritiro sciamanico nel trevigiano e ritrovato senza vita lungo il Piave.
Era il 30 giugno dello scorso anno quando Alex sparì all’Abbazia di Vidor. Due giorni dopo, il suo corpo fu trovato a otto chilometri di distanza, trascinato dalla corrente. Per la Procura si è trattato di un incidente: una caduta da 15 metri, causata da una crisi psicotica dovuta all’assunzione di ayahuasca e cocaina.
Ma la famiglia non crede a questa versione. I legali dei Marangon hanno incaricato un consulente di parte di redigere una nuova relazione, mettendo in luce i punti oscuri dell'autopsia. L’obiettivo è dimostrare che Alex non si è lanciato nel vuoto, ma è stato aggredito.
A sollevare i primi dubbi era stato l’allora procuratore Marco Martani, che parlò di ferite compatibili con quelle riscontrabili solo in incidenti stradali. Da qui l’interrogativo: perché si è passati da un’ipotesi di omicidio a quella di un tragico incidente?
Secondo i genitori, le lesioni riportate da Alex sarebbero il frutto di colpi subiti prima della caduta. Non si esclude che qualcuno possa averlo spinto giù dalla terrazza dell’abbazia.
Nel frattempo è stata presentata una denuncia per cessione di stupefacenti, con accuse dirette ai curanderos e agli organizzatori del ritiro.
La famiglia Marangon vuole risposte. E la sensazione è che la battaglia legale sia solo all’inizio.