AMIANTO: IL VENETO ABBASSA LA GUARDIA
Un piano regionale per la gestione dell’amianto, un registro per il censimento dei siti con amianto e una sorveglianza attiva per gli ex esposti e per i lavoratori di oggi che si occupano dello smaltimento del materiale altamente cancerogeno. Queste le richieste della Fondazione Vittime dell’Amianto “Bepi Ferro” che da anni porta avanti le battaglie dei lavoratori definiti ”invisibili” e che porta il nome dell’ex operaio negli anni ‘50 delle Off.ne Meccaniche Stanga di Padova e dirigente sindacale FIOM morto di mesotelioma nel 2.000. Il problema amianto persiste non è cosa del passato. Nonostante i divieti di produzione e vendita in Italia ci sono ancora molti edifici, navi , coperture e materiali coibentati con amianto. Una scomoda e pericolosissima eredità dagli anni ‘80 perché altamente tossici. Anche una sola fibra respirata di questo materiale può causare cancro al polmone o mesiotelioma. A livello globale stime parlano di oltre 200 mila decessi causati dall’esposizione all’amianto. In Veneto gli ultimi dati disponibili iscritti nel Registro Nazionale dei Mesoteliomi dal 1993 al 2021 testimoniano la gravità della questione con 2.864 casi. Poi il nulla . La Fondazione chiede al prossimo Presidente Regionale di adeguare le carenze del Veneto prendendo esempio dai vicini Emilia Romagna e Friuli che sembra siano molto più sensibili alla questione. Per concludere urge un monitoraggio attivo sanitario per gli ex lavoratori esposti e per quelli che attualmente si occupano dello smaltimento dato che basta anche una piccola leggerezza per ammalarsi di una malattia che si manifesterà nel temo. Non può essere il malato a recarsi allo Spisal per richiedere accertamenti sulle proprie condizioni di salute, dev’essere la Sanità a contattare per gli accertamenti del caso.