FILIPPO TURETTA AGGREDITO IN CARCERE A MONTORIO
Filippo Turetta, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Giulia Cecchettin, è stato vittima di un'aggressione in carcere da parte di un altro detenuto. La notizia emerge solo oggi, ma il fatto risalirebbe alla fine del mese di agosto. A novembre verrà giudicato in Corte d'Assise d'appello per l'omicidio dell'ex fidanzata avvenuto quasi due anni fa, dopo i ricorsi sia dei suoi legali che della Procura di Venezia, ma sembra sia stato vittima di un pugno da parte di un compagno di cella, un 55enne che sta scontando una pena definitiva per omicidio e tentato omicidio.
L'allarme sulla possibile incolumità a rischio di Turetta era stato lanciato dai suoi avvocati quando il giovane, condannato a dicembre dello scorso anno in primo grado, era stato spostato dalla terza sezione, quella "protetta" in cui sono reclusi i responsabili di reati di genere, alla quarta, quella dei detenuti comuni. Un'area in cui, per un codice d'onore, non sono visti di buon occhio coloro che uccidono o stuprano donne, come anche chi collabora con la giustizia.
Nonostante le istanze per far sì che rimanesse nella sezione protetta, Turetta alla fine era stato spostato e sin dal suo arrivo nella terza sezione c'era stato un altro detenuto, per l'appunto il 55enne, che aveva espresso il suo disappunto. Turetta, alla fine, è rimasto in quarta e a fine agosto un è stato picchiato: non è chiara la gravità dell’azione, che l’autore avrebbe confessato. Sta di fatto che l'aggressore è stato messo una settimana in isolamento mentre Turetta, sostengono i suoi legali, vive una situazione che conta sempre più frequenti "manifestazioni di ostilità". La terza sezione, quella protetta, vive però un grave problema di sovraffollamento: conta 25 celle da due posti, che attualmente sono però quasi tutte occupate da tre persone. Segno tangibile di quanti siano, al giorno d'oggi, i casi di reati da codice rosso. Ma gli «osservati speciali» sono malvisti dagli altri detenuti, e un'altra conseguenza del sovraffollamento carcerario è proprio questa: non poter garantire la loro incolumità, quando si trovano a confrontarsi con detenuti dai quali sono malvisti, per i reati che hanno commesso.