“NO WAR” MA CONTRO LA POLIZIA: SCONTRI A TESSERA
Ancora scontri tra forze dell'ordine e manifestanti: qualche centinaio di ragazzi e ragazze dei centri sociali, uniti ai rappresentanti delle sigle sindacali che avevano indetto lo sciopero generale per venerdì 28 novembre. Scontri che dopo una manifestazione colorata, pacifica e partecipata andata in scena a Tessera, a poche centinaia di metri dall'aeroporto Marco Polo di Venezia, sono maturati quando i manifestanti, soprattutto le frange antagoniste, hanno deciso deliberatamente di passare alle vie di fatto cercando lo scontro frontale e ritrovandosi addosso gli idranti e gli agenti in tenuta antisommossa, a respingerli e placarli.
Il tutto, è andato in scena nel giorno dello sciopero generale che diverse sigle sindacali (Usb, Cub, Sgb e Cobas) avevano proclamato per 24 ore che avrebbero coinvolto molti settori pubblici, dalla scuola ai trasporti. Pure migliaia di giornalisti in tutta Italia, dai quotidiani fino a mamma Rai, hanno scioperato, ma di questa questione parliamo in un altro servizio. A Venezia, invece, è andato in scena un raduno diverso. Un raduno nato sotto lo slogan dei sindacati, contro la manovra finanziaria e contro i promessi investimenti pubblici in armamenti, a discapito di servizi e salari per gli italiani.
Un raduno che però ha finito per calamitare, insieme a molti pro-Palestina, anche i centri sociali del nordest e alcune frange antagoniste: un corteo di quattro-cinquecento persone che, partito dal Casino di Ca' Noghera, ha bloccato la statale Triestina compromettendo anche parte del traffico da e per l'aeroporto Marco Polo (a sua volta interessato dallo sciopero generale) per poi picchettare e fermarsi davanti allo stabilimento di Leonardo, l'azienda di armamenti partecipata dallo Stato Italiano che proprio a due passi dall'aeroporto costruisce elicotteri militari, sorvegliato a vista da decine di uomini delle forze dell'ordine e presidiato anche dagli elicotteristi della finanza.
Tutto è filato per il meglio per quasi tre ore. Poi, dopo gli slogan, i manifesti, gli applausi e le voci di giovani e meno giovani, con interessanti punte di goliardia qua e là, sull’asfalto è stata vergata la scritta “No war” – no alla guerra. E da lì in poi, in realtà, è partita la preparazione della guerriglia. Verso le 13 ha cominciato a serpeggiare il tam tam tra le prime file: era il momento di prepararsi. Sono spuntati cappucci, sciarpe, passamontagna, occhiali da sci e impermeabili, i manifestanti si sono compattati e hanno mirato dritto ai cancelli, dove inizialmente nemmeno c'era il cordone di sicurezza che presidiava la strada verso l’aeroporto. Il tutto con il solo obiettivo evidente di cercare uno scontro fine a se stesso che si è concluso, più che prevedibilmente, con i getti degli idranti e le cariche di alleggerimento di Polizia e Carabinieri a respingerli e riportarli definitivamente verso il Casinò. Un peccato, perché le parole sentite sin lì potevano anche avere un significato pacifista…