IL MONITO: "CORTINA, NIENTE CATTEDRALI NEL DESERTO"
Le immagini che vedete si riferiscono alle tre giornate di test che hanno visto, a Cortina d’Ampezzo, le squadre nazionali di bob, skeleton e slittino testare ufficialmente la nuova pista da bob, costruita in fretta e furia sulle Dolomiti per le olimpiadi invernali che scattano il prossimo 6 febbraio. Le discese lungo il budello dei Giochi Olimpici 2026 hanno aperto la stagione sul ghiaccio degli azzurri, e sono state l'occasione per svolgere anche altre attività di valutazione e di supporto in vista dell’appuntamento più importante: la pista, costruita sulle ceneri della storica pista Eugenio Monti, appare evidentemente ancora in parte un cantiere, ma il più – a quanto si può vedere – è stato fatto.
La domanda che oggi serpeggia tra gli addetti ai lavori non è però se sarà pronta e ultimata per febbraio: questa è una cosa che ormai appare assodata. Il vero dubbio è che fine farà dopo, i Giochi Invernali del prossimo anno. E a sollevare la questione è stata, in questi giorni, niente meno che la magistrature contabile: la Corte di Conti ha infatti approvato la relazione sul fondo che è servito per le opere infrastrutturali connesse a Milano-Cortina, però ha lanciato un monito. “Non si facciano cattedrali nel deserto”, hanno scritto i magistrati: uno spauracchio che nessuno aveva ancora messo nero su bianco. Ma che la corte non ha etichettato come possibile, ma come “evitabile” a patto che si metta in atto il partenariato con gli enti sportivi.
La gestione del post-olimpiadi sarà fondamentale. Secondo il piano economico finanziario, infatti, nel primo quinquennio dopo i Giochi ci sarà da appianare un passivo che toccherà i 560 mila euro, e che è poi destinato a ridursi. Serviranno dapprima iniezioni di soldi pubblici, dal Comune di Cortina, ai quali interverranno anche gli introiti garantiti da altri asset come gli affitti dell'ex Panificio, la destinazione commerciale di piazza Mercato, gli introiti della cabinovia Socrepes. Per scongiurare allora che diventi una cattedrale nel deserto e rischi di essere abbandonata a se stessa, l’unica soluzione sono forme di partenariato o contributive da parte di enti sportivi. Con una fondamentale postilla, però, espressa apertamente dai magistrati contabili: la destinazione della pista da bob dev’essere vincolata, per evitare che dopo essere stata costruita con soldi pubblici (118 milioni di euro) finisca nelle mani dei soli privati.