EUTANASIA, CONSULTA CHIAMATA A UNA SVOLTA STORICA
È attesa entro la fine di luglio la decisione della Corte costituzionale sul caso di Libera, nome di fantasia scelto da una donna toscana di 55 anni affetta da sclerosi multipla progressiva. Completamente paralizzata e mantenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, Libera ha ottenuto il via libera al suicidio medicalmente assistito secondo la storica sentenza del 2019, ma non è in grado di assumere da sola il farmaco letale.
Per questo, ha chiesto che sia un medico a somministrarlo. Una richiesta che oggi, secondo la legge, configurerebbe il reato di omicidio del consenziente. Il Tribunale di Firenze, davanti a questo vuoto normativo, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 579 del codice penale, portando il caso davanti alla Consulta.
Per la prima volta, la Corte costituzionale è chiamata a esprimersi sull’eutanasia attiva, ovvero sull’intervento diretto di un medico. Una decisione che potrebbe cambiare radicalmente il panorama normativo italiano sul tema.
La vicenda è seguita dall'Associazione Luca Coscioni, che da anni si batte per il riconoscimento della libertà di scelta nel fine vita.
Libera, spiegano i suoi legali, ha rifiutato la sedazione profonda perché desidera restare lucida fino all’ultimo istante. Vive una condizione di totale dipendenza, non può deglutire né comunicare se non con l’aiuto di dispositivi tecnologici. Per lei, la possibilità di una morte volontaria con l’assistenza medica non è solo un desiderio, ma una battaglia per non essere discriminata dalla propria condizione fisica.
Ora la parola spetta alla Corte costituzionale, che dovrà colmare un vuoto normativo sempre più evidente e, forse, dare risposta a chi, come Libera, chiede solo di poter scegliere con dignità quando e come morire.