IN ITALIA NON SI LEGGE PIÙ, LIBRERIE IN CRISI
Gli italiani si sono disinteressati alla lettura.
Già nei soli primi quattro mesi del 2025 sono stati venduti 1 milione di libri in meno, rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.
Una tendenza di lungo periodo, nonostante nel periodo immediatamente successivo alla pandemia si fosse registrato un aumento della lettura.
Una bolla che ora è scoppiata.
Perché non si legge più? Le cause sono diverse: dal calo demografico alle nuove tecnologie, ma anche dalla scarsità di tempo libero alle condizioni di lavoro.
È anche vero che gli italiani hanno altro a cui pensare, prima della lettura. Chi ha un lavoro precario, una condizione di vita non soddisfacente o anche solo una mansione stressante, probabilmente non troverà il giusto spazio per i libri.
A questo aggiungiamo anche il costo della carta stampata. Comprare ogni volta testi nuovi è oneroso, soprattutto quando vengono a mancare misure per i più giovani, quali il bonus cultura.
Non si vede più il vantaggio di comprare un libro cartaceo, quando abbiamo tutto a disposizione sul cellulare o su un tablet.
Non si tratta solo di un duro colpo alla cultura del Paese, ma anche uno smacco all’economia.
Secondo i dati, il calo della vendita della carta stampata ha fatto perdere alle librerie circa 16 milioni di euro.
A risentirne, soprattutto le piccole librerie indipendenti, una bastonata alla rete delle piccole medie imprese, il vero tessuto economico del Paese.
Per risollevare la vita culturale non basta quindi affermare quanto faccia bene leggere. Urgono interventi decisi anche nel campo lavorativo, degli stipendi e nel sociale.
È un effetto domino: se si vuole evitare il collasso di una società che ha fatto della letteratura la propria forza, è necessario dare modo agli italiani di avvicinarsi spontaneamente alla lettura.