PARLA IL TABACCAIO: “IO OSTAGGIO DEI BORSEGGIATORI”
È stato ascoltato per quasi due ore in Procura a Venezia il 51enne finito agli arresti domiciliari lo scorso aprile con l'accusa di riciclaggio, titolare della storica tabaccheria di San Marco ora sotto sequestro. Nel corso dell’interrogatorio ha spiegato di essere stato vittima di pressioni e minacce da parte della banda di borseggiatori.
Secondo il suo racconto, i malviventi, una quarantina in tutto, avrebbero iniziato a frequentare la tabaccheria a dicembre scorso, impossessandosi prima di sigarette, poi di accendini e oggetti di valore. In un clima di crescente intimidazione, il tabaccaio avrebbe accettato di strisciare carte di credito rubate per cercare di rientrare delle perdite e, soprattutto, per evitare reazioni violente.
Le indagini dei carabinieri, condotte anche con l'ausilio di telecamere nascoste, hanno documentato prelievi per circa 10mila euro in tre mesi, effettuati in piccole somme da 50 euro, al di sotto della soglia che richiede l’inserimento del pin.
L’uomo ha negato l’esistenza di un accordo fisso con la banda, spiegando che tratteneva di volta in volta una parte del denaro come compenso per la merce sottratta. Secondo il suo legale, i guadagni illeciti sarebbero stati modesti.
Il padre, 82 anni, anch’egli ai domiciliari, non ha partecipato all’interrogatorio per motivi di salute.
Intanto, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è tornato a denunciare la crescente impunità di chi vive di furti e borseggi, puntando il dito contro l’attuale normativa che, a suo dire, impedisce di fermare con efficacia i recidivi. Secondo il primo cittadino, la riforma Cartabia avrebbe peggiorato la situazione. La sua proposta: istituire un giudice penale di pace con la possibilità di disporre immediati provvedimenti restrittivi.
