SEXY SHOP, MA COL VIZIETTO: I DIPENDENTI IN NERO
Un’attività florida e redditizia, che però aveva il vizietto – e non solo quello – di non mettere in regola i propri lavoratori. A scoprirla è stata la Guardia di Finanza veneziana, che con gli uomini della tenenza di Caorle, sul litorale, da tempo avevano messo gli occhi su un’attività di commercio di oggettistica per adulti, venduta abitualmente nei sexy shop, e che aveva punti vendita sparsi in tutto il nord Italia. Di per sé nulla di male, ci mancherebbe: sul core business le Fiamme Gialle non avevano nulla da obiettare.
Il problema vero, era che negli ultimi cinque anni l’azienda aveva complessivamente impiegato 52 lavoratori senza un regolare contratto. Nel corso di un’ispezione, sono spuntate infatti le prove documentali che almeno nell’ultimo lustro 28 lavoratori avevano prestato la loro opera completamente in nero, e altri 24 comunque con qualche irregolarità. Cosa che è stata confermata anche dai lavoratori, ascoltati dai finanzieri per confermare i loro sospetti.
Nessuna comunicazione dei rapporti in essere ai centri per l’impiego, nessun rispetto degli orari di lavoro per i 24 che avevano almeno un contratto, molto spesso le paghe, almeno in parte, date in contanti: almeno 280 sono stati i casi documentati di pagamenti non tracciabili.
Un vero salasso, per il titolare dell’azienda, che si è visto recapitare dalla Guardia di Finanza un conto esorbitante: un ammontare di sanzioni per oltre 580.000 euro, con la richiesta di sospensione dell’attività su cui ora dovrà pronunciarsi l’ispettorato del lavoro. Un’attività lecita, ma un sistema del tutto inadeguato alle regole: più che piccante, stavolta, il conto è stato davvero salato.