COSA SIGNIFICHEREBBE LO STATUTO SPECIALE A VENEZIA
La proposta è partita dal Presidente della Regione Luca Zaia: uno statuto speciale per Venezia, sulla scia di quanto succede per Roma.
A fine luglio è stata approvata una riforma della Costituzione che riconosce la capitale come entità a sé stante. Dal punto di vista giuridico, insomma, non sarà trattata come tutti gli altri comuni d’Italia, ma sarà disciplinata direttamente da una legge dello Stato.
Da qui la proposta di Zaia: facciamo lo stesso anche per Venezia.
Un appello raccolto anche da Ca’Farsetti.
Il capoluogo veneto non è certo la capitale, ma sulla sua unicità non c’è nulla da ridire. E in quanto tale, sostiene il Governatore, merita di godere di una legislazione ad hoc.
Lo statuto speciale, oltre a riconoscere la specificità del territorio e la sua fragilità ambientale, garantirebbe maggiore potere decisionali alle autorità locali, una fiscalità personalizzata e una gestione delle risorse più adeguata alle necessità della città.
Negli anni, del resto, non sono mancati provvedimenti normativi destinati esclusivamente a Venezia, segno che anche Governo e Parlamento riconoscono l’unicità del capoluogo veneto.
Basti pensare alla Legge Speciale per Venezia, introdotta nel 1973 a seguito della storica acqua alta del 1966 e che in mezzo secolo ha stanziato per la città 11 miliardi e mezzo, di cui quasi 9 però solo per il Mose. Ma da alcuni anni c’è spazio solo per le briciole: 28 milioni nel 2025, decisamente troppo pochi.
Altro provvedimento normativo ad hoc è stato il cosiddetto “emendamento Pellicani”, che concede in via del tutto eccezionale alla città di dotarsi di un proprio regolamento per limitare la diffusione degli affitti brevi.
E poi ci sono le norme nazionali che hanno consentito a Ca’Farsetti di introdurre il contributo d’accesso, vale a dire il pagamento richiesto ai turisti per entrare in centro storico in giornata in alcuni giorni dell’anno, che già ha visto i primi due anni di sperimentazione.
Basi solide per poter chiedere alle istituzioni nazionali un passo in più nei confronti di Venezia, insomma, sembrano esserci tutte.
Cosa manca ora? La volontà politica. Ma almeno in linea di principio non dovrebbero esserci problemi. Soprattutto perché anche il centrosinistra, che è all’opposizione sia in città che in Regione, in passato aveva avanzato richieste simili.
E così la città, ora, chiede ai suoi rappresentanti di lasciare da parte le schermaglie, unirsi e chiedere a gran voce lo statuto speciale per Venezia. Non sarà una battaglia facile ma i veneziani chiedono almeno di provarci.