MORTI SUL LAVORO: “RADDOPPIATE IN VENETO”
A stordire prima, e uccidere dopo, i due lavoratori che hanno perso la vita lunedì mattina a Santa Maria di Sala, nel corso di un sopralluogo a una fossa biologica di una villa privata, sarebbe stato l’acido solfidrico. Si tratta di un gas asfissiante e tossico che fuoriesce dalle fogne.
Le prime analisi di Vigili del Fuoco e Spisal dicono questo, anche se gli aspetti da chiarire sono ovviamente molti.
I due lavoratori, due cittadini di nazionalità egiziana, erano stati adeguatamente formati sulle mansioni che avrebbero dovuto compiere? E se si, avevano in dotazione i dispositivi di protezione individuale?
21 e 39 anni, richiedenti asilo e in Italia da pochi mesi, lavoravano per una ditta di traslochi che aveva subappaltato quelle operazioni a una ditta specializzata. A quanto risulta, erano poi stati mandati a verificare i lavori effettuati. Secondo gli inquirenti, quindi, è possibile che non fossero a conoscenza dei rischi connessi a una mansione di quel tipo. Ma tutto dovrà essere verificato.
Una dinamica, quella di Santa Maria di Sala, ancora oggi troppo frequente negli ambienti di lavoro: gli infortuni in ambiente confinato spesso sono anche infortuni multipli: un lavoratore si sente male, un altro va a soccorrerlo e si sente male a sua volta.
38 infortuni mortali nei primi cinque mesi del 2025, esattamente il doppio rispetto all’anno scorso. La Cgil attacca la Regione per i mancati investimenti sui controlli in salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Per il Presidente Zaia, però, il problema è prima di tutto culturale.