FACCHINI ABUSIVI: IL COMUNE DI VENEZIA DICE BASTA
Venezia è decisa a porre un freno al fitto sottobosco dei “porter”. Un biglietto da visita, forse proprio il primo per i turisti che raggiungono il capoluogo lagunare soprattutto sbarcando dai treni. La questione ornai annosa, nasce da alcune strategie che rasentano la truffa, utilizzate da alcuni facchini abusivi, il tutto a sfregio delle due Cooperative regolari multiservizi, operanti a Venezia che impiegano circa una 70ina di operatori. Partiamo dai requisiti. Cosa serve per fare il facchino? Una licenza rilasciata dalla Questura e la partita IVA e l’autorizzazione del Comune. Veniamo ai trucchetti degli abusivi: accalappiare clienti appena scesi dai vagoni. Gli abusivi infatti non verrebbero invitati ad uscire dalla Stazione dal personale delle Ferrovie perché non sempre riconoscibili, mentre i colleghi regolari che indossano pettorine attendono fuori e obbligatoriamente ai piedi della scalinata di proprietà delle Ferrovie. Altro stratagemma che scalda gli animi, che consiste nel farsi pagare il servizio di facchinaggio unitamente al trasporto con taxi acqueo per cifre che si aggirano intorno ai 50 euro all’insaputa del taxista, che una volta terminata la corsa, giustamente pretende di essere pagato e finisce per litigare con il turista truffato. L’Assessore al Commercio Sebastiano Costalonga interviene per porre fine alle situazioni fumose e annuncia la volontà di censire il settore anche attraverso immatricolazioni, assicurazioni e fideiussioni che tutelino la proprietà pubblica e i turisti da possibili danni. Infine, chiede corsi con esami sulle normative vigenti.